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A te, che oggi sei giovane, racconto chi era l’anarchico Giuseppe Pinelli

Oggi sono quarantasette anni che l’anarchico Giuseppe Pinelli volò dalla finestra della questura di Milano. E no, gli anarchici non sono brutti, non sono sporchi e non misero la bomba a piazza Fontana.
A cura di Saverio Tommasi
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Giuseppe Pinelli era anarchico, ma facciamo un passo indietro.
Se siete giovani, o avete anche solo meno di quarant'anni, può darsi che associate la parola "anarchico" a qualcosa di brutto. Un po' come la favola dell'uomo nero che se non stai buono, e non mangi tutto quello che hai nel piatto, viene e ti porta via. E poi scopri che l'uomo nero esiste, sì, ma è l'uomo bianco che è andato a casa sua, l'ha chiamata colonia e gli ha rubato tutto quello che aveva nel piatto. E per finire si è pure inventato la favola dell'uomo nero cattivo, e ci ha addormentato i bambini bianchi al ritmo della filastrocca.

La favola dell'anarchico, raccontata oggi dalle tv, è più o meno la stessa cosa. Quando il colpevole non c'è, è stato Pierino. O Bart Simpson. O gli anarco insurrezionalisti. "Si segue la pista degli anarco insurrezionalisti" significa, tradotto: "Non sappiamo chi cazzo sia stato, ma intanto diciamo gli anarco insurrezionalisti, che pare una roba grossa". Se poi chiedi chi sono gli anarco insurrezionalisti, nei fatti, la risposta non c'è. Non si sa chi siano. O meglio: sì, certo, l'anarco insurrezionalismo è una teoria politico-rivoluzionaria che affonda le sue radici nell'anarchia. Ma in realtà gli anarco insurrezionalisti, oggi, non esistono. E quando ogni tanto ne trovano uno non è mai un "anarco insurrezionalista", è sempre altro. L'anarco insurrezionalista è diventato una figura mitologica come la Peppa Pig o gli asini che volano. Tutti ne abbiamo sentito parlare, ma la realtà è che nessuno si definisce più (seriamente) così, anche se ogni tanto guardiamo in cielo immaginando di vedere un asino che vola.
E così, per trasposizione lessicale, anche l'anarchico è diventato una pezza buona per qualsiasi buco, un'etichetta appiccicata che ha ormai meno significato di un'etichetta di un pullover di marca, però realizzato in un sottoscala pagando l'operaia cinque euro l'ora, in nero.

Gli anarchici hanno sempre terrorizzato il potere, perché il potere non riusciva a inquadrarli. A incasellarli. A classificarli secondo le scale del potere, che infatti gli anarchici rifiutavano. E sono quasi sempre state delle brave persone, gli anarchici, talvolta bravissime. Questo però le tv non lo dicono. Che sarebbe da farli santi, gli anarchici, se i santi fossero davvero stati tutti delle brave persone.
Poi, ovvio, ci sono le eccezioni. Ci sono stati Papa orribili e cardinali assassini, perciò anche degli anarchici pessimi. Qualcuno che ruba l'etichetta, come fanno certe aziende di pullover di lusso scrivendoci sopra una cosa che non è quella, ci sono in tutte le categorie.

Però, cari giovani e meno giovani, è il potere che dobbiamo temere, non chi lo combatte in virtù di un principio di autodeterminazione. E non fatevi confondere le idee: chi tira un sasso a un poliziotto non è un anarchico, è un imbecille al quadrato. Anarchici erano don Andrea Gallo, Fabrizio De André e il vostro vicino di casa, perché gli anarchici sono questo: gli anarchici sono gente normale con sogni giganti. Non sono verdi o blu o insurrezionalisti, gli anarchici "non sono l'uno per cento ma credetemi esistono". Anarchico era il francese Leo Ferré, e lo sei anche tu "anche se non lo sai o non lo vuoi".

Giuseppe Pinelli, era anarchico. Partigiano e ferroviere italiano, animatore del circolo Ponte della Ghisolfa e staffetta nelle Brigate Bruzzi Malatesta durante la Resistenza.
Giuseppe Pinelli, anarchico, morì precipitando il 15 dicembre 1969 da una finestra della questura di Milano durante degli accertamenti, un gesto arrivato chissà come, ma qualcuno un'idea se l'è fatta. Era indagato per l'esplosione della bomba in piazza Fontana, Pinelli. La famosa strage che i giovani e i meno giovani ricordano poco. La strage di piazza Fontana, da cui partirono tutte le altre stragi. La strage con cui Pinelli, e gli anarchici, c'entravano quanto la giustizia con un pullover di marca realizzato in un sottoscala pagando l'operaia cinque euro l'ora: niente.
E' stato il potere, e il suo esercizio bislacco nei suoi vari rivoli, a mettere quella bomba in piazza Fontana. Non Pinelli, non gli anarchici, non chi contestava quel potere. Questo bisogna ricordare, oggi, a quarantasette anni dalla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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