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A Iseo sindaco e consiglieri non vogliono lo stipendio, ma questa non è una buona notizia

I membri della Giunta di Iseo da quattro anni lavorano gratis, rinunciando a stipendio e rimborsi spese. Se da un lato l’iniziativa dell’amministrazione lombarda potrebbe sembrare virtuosa, dall’altra parte è evidente come la giunta stia in qualche modo inseguendo l’antipolitica, contribuendo a svilire l’importanza di un mestiere così complesso come quello del politico.
A cura di Charlotte Matteini
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A Iseo, comune lombardo in provincia di Brescia che affaccia sull'omonimo lago, il sindaco, il vicesindaco, i consiglieri comunali e gli assessori lavorano gratis. Nessuno stipendio per gli amministratori pubblici, che da quattro anni hanno deciso di rinunciare a stipendio e prebende varie mettendosi al servizio della comunità a titolo gratuito, ricavando risparmi per circa 70mila euro annui, 270mila euro complessivamente, risparmi utilizzati per aiutare una cinquantina di famiglie in difficoltà a pagare affitto e bollette nell'ambito del progetto comunale "Nuove povertà". La decisione è stata presa nel 2013 dal sindaco Riccardo Venchiarrutti, eletto nel 2009, che ha pensato fosse giusto dare un segnale ai propri cittadini rinunciando allo stipendio da Sindaco, e con lui tutta la giunta comunale. "Non è la soluzione a tutti i problemi, ma è un segnale. Ormai per noi è diventata normalità, si va avanti così”, ha spiegato il primo cittadino d'Iseo motivando la propria decisione.

Insomma, in un momento di grave crisi economica, per combattere alla radice lo stereotipo della politica sprecona e poco attenta ai disagi dei cittadini, la giunta di Iseo ha scelto di sfatare il luogo comune tagliandosi lo stipendio, rinunciando ai rimborsi spese, ma anche alle somme dovute ai datori di lavoro per le assenze dei propri dipendenti giustificate dall'impegno politico in giunta. Insomma, se da un lato il comportamento dell'amministrazione di Iseo può sembrare senz'altro virtuoso, analizzando l'altra faccia della medaglia è impossibile non notare un particolare piuttosto lampante: i membri della giunta di Iseo sono professionisti di un certo calibro, dai commercialisti ai logopedisti, con relative attività lavorative ben avviate, o neo-pensionati, come nel caso del primo cittadino Venchiarrutti, ex giornalista Rai da poco in pensione. Insomma, per quanto l'iniziativa del sindaco e della giunta sia da apprezzare, non si può però ignorare la condizione di base che ha permesso a sindaco, assessori e consiglieri di rinunciare alla propria indennità, ovvero che la decisione sia frutto di una condizione economica piuttosto agiata che ha permesso ai membri dell'amministrazione bresciana di poter scegliere di fare politica a costo zero.

Il problema, però, è che amministrare un comune è un lavoro, uno dei lavori più duri e stressanti che esistano, e va retribuito. Il messaggio che l'iniziativa del comune d'Iseo lancia alla comunità lombarda e all'Italia intera é che la politica non sia poi così impegnativa, che è possibile amministrare una località senza per forza essere pagati per questo, porgendo il fianco al sempreverde mantra dell'antipolitica che da anni cerca di svilire questo servizio alla comunità facendolo passare per un inutile mestiere molto ricercato da chi vorrebbe "farsi i soldi" in maniera rapida e indolore. La politica, però, non è solo una professione, ma è un'arte che prevede che le persone che decidono di intraprendere questa strada si dedichino completamente al raggiungimento del benessere della comunità che amministrano e per questo motivo non è possibile pensare che possano o debbano lavorare gratuitamente, non solo perché sarebbe iniquo e ingiusto, ma anche perché in questa maniera si screditano le persone di buona volontà che vorrebbero intraprendere un certo tipo di carriera, ma che non potrebbero mai rinunciare all'indennità di servizio perché prive di adeguate e alternative entrate economiche, come nel caso dei membri della giunta di Iseo.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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