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A Idomeni si muore nel fango e l’Europa si prepara all’ennesima ipocrisia con i migranti

Mentre nel campo profughi al confine con la Macedonia tre persone sono annegate nel tentativo di guadare un fiume dopo giorni di attesa, si avvicina il vertice Ue in cui si discuterà dell’accordo con al Turchia. Un’intesa dai più definita illegale e in violazione del diritto internazionale. Oltre che inefficace.
A cura di Claudia Torrisi
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Che non sarebbero bastate reti metalliche e filo spinato a fermare i migranti in fuga era facile immaginarlo. Così come lo era prevedere che la nuova strada sarebbe stata più pericolosa della precedente. Al campo profughi di Idomeni, al confine tra la Grecia e la Macedonia, migliaia di persone bloccate da giorni erano stanche di aspettare: si sono messe in marcia e hanno cercato un varco per passare dall'altra parte. Hanno trovato un fiume e si sono messi a guadarlo, in quella che è stata definita #MarchofHope – marcia della speranza. Si sono aiutati con una corda, passandosi i bambini più piccoli di braccia in braccia per non farli finire nel fango e nell'acqua gelida. Non tutti sono riusciti: in molti sono stati fermati dalla polizia macedone, per essere riportati indietro in Grecia. Tre persone sono state trovate affogate dalle forze dell'ordine. Due di loro erano una ragazza incinta di ventisette anni e la sorellina di diciassette.

Secondo Babar Baloch, portavoce dell’Alto commissariato per i profughi dell’Onu (Unhcr), "la tragedia umana dei profughi a Idomeni ha raggiunto il suo apice", tra "condizioni nel campo sono invivibili, antiigieniche, con i bagni affollatissimi e moltissimi bambini finiti in ospedale per problemi respiratori e varie infezioni": "Si vedono ragazzini che tremano di freddo. È una situazione inammissibile".

Tutto questo accade a tre giorni dal nuovo vertice dell'Unione europea. Quello, per intenderci, in cui dovrebbe esserci l'ultima parola sulla bozza di accordo con la Turchia per la gestione dell'emergenza migranti. L'intesa raggiunta lo scorso 7 marzo è "di principio". Dal documento rilasciato dall'Ue emerge un invito agli Stati membri ad accelerare il processo di ricollocazione e un unico punto fermo su cui non sembrano esserci dissidi: chiudere la rotta balcanica. Mettere una barriera, come se si potesse fingere di non vedere quello che accade dell'altra parte.

Un accordo "illegale"

D'altro canto, si prospetta anche un meccanismo di collaborazione perverso con la Turchia, che si impegna a riprendere sul proprio territorio tutti i migranti irregolari rimandati indietro dall'Europa. L'Ue, invece, dovrebbe sottostare a un sistema di scambio "uno a uno" dei rifugiati: chi sbarcherà illegalmente in Grecia – a prescindere dalla sua condizione – sarà fatto tornare forzatamente in Turchia; ma per ogni persona rispedita indietro, i paesi dell'Ue si impegnano ad accogliere legalmente un rifugiato siriano. Come contropartita per questo meccanismo, Ankara ha chiesto 3 miliardi di euro in più rispetto a quelli inizialmente previsti. Un accordo che Sergio Briguglio su Lavoce.info ha definito "un pasticcio sulla pelle dei siriani":

Se per "migrante irregolare" si intendesse uno straniero non bisognoso di protezione, l’accordo significherebbe molto poco. Di fronte a una sua domanda d’asilo, il diritto Ue imporrebbe comunque di esaminarla e solo a seguito di un rigetto definitivo si potrebbe chiedere alla Turchia di riammetterlo: la gestione dell’emergenza ne trarrebbe scarsissimo giovamento, dati i tempi richiesti dalla procedura di esame. Il fatto, però, che si contempli la riammissione in Turchia di un siriano "irregolare" sembra imporre una diversa interpretazione, che includa "qualunque straniero che tenti di raggiungere un’isola greca", a prescindere dal fatto che presenti o intenda presentare una domanda di asilo. È difficile infatti immaginare un siriano che non sia oggi intrinsecamente titolare del diritto alla protezione sussidiaria. Se le cose stanno così, siamo di fronte a una patente violazione della direttiva 2011/95/Ue. Solo una previa riforma della normativa permetterebbe di negare l’asilo o, addirittura, lo stesso accesso alla procedura di richiesta a una persona che sia fuggita da un paese in guerra o di dare rilievo al fatto che la persona possa ottenere adeguata protezione in altro Stato extra-Ue.

Che l'accordo violi le norme di diritto internazionale sono in molti a pensarlo. Secondo il governo spagnolo "l'intesa raggiunta con la Turchia è inaccettabile: è contraria al diritto internazionale, alla Convenzione di Ginevra e all'articolo 78 dei Trattati Ue. Abbiamo bisogno di correggere queste insufficienze perché la Spagna vuole un accordo coerente e compatibile con la legalità internazionale e straordinariamente rispettoso dei diritti umani di chi fugge dal proprio Paese a causa della guerra". Le stesse critiche sono arrivate anche dalle organizzazioni per i diritti umani. Amnesty Interntional si è rivolta direttamente al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

In un editoriale sul New York Times il commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, ha scritto che "i ritorni forzati e automatici in Turchia dei migranti, compresi i rifugiati provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e altri Paesi, previsti dall'accordo che l'Unione europea sta discutendo con Ankara, sono illegali e saranno inefficaci". L'accordo è "illegale perché contravviene a quanto stabilito dalla Convenzione dei diritti umani che proibisce l'espulsione collettiva degli stranieri" e violerebbe anche il diritto a richiedere l'asilo riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e le garanzie contenute nella Convenzione sui rifugiati dell'Onu del 1951, in cui è sancito che per richiedere l'asilo, i rifugiati possono violare le leggi sull'immigrazione.

In spregio di Trattati e principi europei, quello che sembra profilarsi è più un piano di deportazioni che un modo per porre un freno all'emergenza profughi. Davanti a tutti questi dubbi, l'Ue si è limitata a invitare gli Stati membri ad "aspettare l'accordo finale" con la Turchia sui migranti "per fare una valutazione finale prima di esprimersi".

Ma oltre a essere illegale, probabilmente l'intesa non avrà neanche i concreti effetti che vorrebbe avere: risolvere la crisi dei migranti, evitare le morti in mare e sconfiggere i trafficanti. Sempre sul New York Times Muiznieks ha scritto "che è ovvio che appena l'accordo entrerà in funzione, i rifugiati siriani – assieme ai trafficanti – troveranno altre vie" per raggiungere i Paesi dell'Unione europea. Non solo: considerato che per ogni siriano sbarcato in Grecia e riammesso in Turchia, un altro siriano verrebbe reinsediato in Ue, i viaggi in mare potrebbero essere addirittura incentivati proprio da Ankara.

Mentre si avvicina un vertice in cui per l'ennesima volta si discute di chiudere e respingere, i migranti trovano e troveranno nuove rotte e nuovi fronti. Da qualche giorno si parla di una ripresa massiccia dei viaggi lungo la via del Mediterraneo centrale – dalla Libia verso Lampedusa e la Sicilia – o traversate nell'Adriatico, partendo dall'Albania verso le coste pugliesi. Se anche accordi che prevedono respingimenti o meccanismi per cui si rimandano indietro i profughi dovessero andare in porto le centinaia di migliaia di persone in fuga verso il nostro continente non fermeranno il loro cammino. Chi dopo mesi di viaggio è riuscito ad arrivare in Grecia e viene riportato in Turchia, o che da Idomeni ha trovato un passaggio verso la Macedonia ma è stato fermato dalla polizia, alzerà le mani davanti a questo ostacolo? La risposta è evidentemente no. E mentre a Idomeni tre persone annegano tentando di guardare un fiume dopo giorni passati nel limbo, l'Europa si prepara a mettere in scena, per l'ennesima volta, tutta la sua ipocrisia.

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