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90 anni fa muore Claude Monet: gli ultimi anni e le Ninfee, la poesia oltre l’impressione

Il 5 dicembre 1926 muore Claude Monet. Maestro dell’Impressionismo, nell’ultimo periodo della sua vita Monet ha oltrepassato il movimento che lo ha reso celebre, inventando nuovi mondi: l’esempio più alto, le Ninfee.
A cura di Federica D'Alfonso
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Ninfee (1919), Metropolitan Museum of Art, New York
Ninfee (1919), Metropolitan Museum of Art, New York

Claude Monet è universalmente riconosciuto come uno degli esponenti più significativi dell'Impressionismo. La sua opera “Impressione. Levar del sole” ha addirittura ispirato il nome dato al movimento nel 1847, e capolavori come “I papaveri” o la scena del “Carnevale a boulevard des Capucines” appartengono totalmente ad un clima culturale ed artistico che ha rivoluzionato drasticamente il modo di guardare la realtà. Ma Monet è stato molto di più: nel momento stesso in cui lo caratterizzava, superava l'Impressionismo, con opere celeberrime come il ciclo di Cattedrali di Rouen o le serie di Ninfee.

Monet aveva esposto il suo primo quadro a soli sedici anni: la "Veduta di Rouelles" nasce così, da un'esigenza di comprensione della realtà che si palesa in modo improvvisamente diverso, nuovo. Come nuovo è il modo di approcciarsi alla tela: interessantissimi sono gli studi condotti sul materiale fotografico che ritrae Monet intento a dipingere.

Claude Monet, "Il Carnevale in boulevard des Capucines" (1873), Museo Puškin, Mosca
Claude Monet, "Il Carnevale in boulevard des Capucines" (1873), Museo Puškin, Mosca

Il pennello diviene quasi una bacchetta magica: impugnato verso la parte esterna, con colpi brevi e decisi Monet “reinventa” il colore e il movimento delle forme tipici dei suoi dipinti. Ma iniziare ad utilizzare in modo nuovo un mezzo è possibile, per Monet, perché nel frattempo era cambiata radicalmente l'idea di rappresentazione del soggetto: non più forma e colore che traspongono una realtà immutabile, ma colori che creano forme di una realtà in continuo movimento. L'arte si fa all'aperto, minuto dopo minuto, e ogni singola modificazione atmosferica è punto di partenza per una nuova rappresentazione.

Oltre l'Impressionismo

I covoni (1889), Hill-Stead Museum, Stati Uniti
I covoni (1889), Hill-Stead Museum, Stati Uniti

Ma presto, la volontà di dipingere “direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le impressioni davanti agli effetti più fuggevoli", si modifica. Inizierà ben presto il periodo delle grandi serie: dal 1889 al 1891 dipinge i Covoni, centinaia, diversi per stagioni e per ore del giorno. Forme elementari che non è importante più cogliere nella loro definizione: ciò che interessa veramente a Monet, è la luce. Si racconta che Kandinskij, dopo aver visto uno dei suoi covoni, abbia detto: “mi turbava, m'indispettiva. Trovavo che il pittore non aveva il diritto di dipingere in modo così impreciso; sentivo sordamente che in quell'opera mancava l'oggetto , ma con stupore e sgomento constatavo che non solo mi sorprendeva ma s'imprimeva indelebilmente nella mia memoria e si riformava davanti agli occhi nei minimi particolari”.

La cattedrale di Rouen in pieno giorno (1894), Musée d'Orsay
La cattedrale di Rouen in pieno giorno (1894), Musée d'Orsay

È poi il turno delle trenta Cattedrali di Rouen, e delle trentasette vedute del Tamigi: l'inquietante "Ponte di Waterloo", del 1902, segna inevitabilmente il passaggio oltre i modi dell'Impressionismo. Verso qualcosa di totalmente diverso, di indefinibile.

Le ninfee: colore e poesia

Ninfee (1915), Neue Pinakothek, Monaco di Baviera
Ninfee (1915), Neue Pinakothek, Monaco di Baviera

Si tratta dell'ultimo periodo della vita dell'artista, segnato anche da gravi tragedie personali. La perdita della moglie, nel 1911, protagonista di molti suoi dipinti (dai "Papaveri" alla "Passeggiata"), e la morte del figlio Jean lo turbano profondamente. Nel giardino di Giverny si realizza una delle più grandi magie che Monet ci abbia lasciato: la poesia, l'incertezza e la vaghezza delle Ninfee. Dal 1900 al 1918 Monet ne dipingerà oltre duecento, tutte diverse ma tutte disperatamente volte alla ricerca di una realtà che non si lascia più percepire distintamente, ma che è divenuta un fluire continuo di impressioni e sensazioni.

Ninfee e riflessi del salice (1919), Musèe Marmottan Monet, Parigi
Ninfee e riflessi del salice (1919), Musèe Marmottan Monet, Parigi

È come cercare di trattenere l'acqua fra le mani: ormai Monet non distingue nemmeno più i colori, a causa di una malattia agli occhi. Le tonalità del rosso e del verde diventano fangose, il blu diviene nervoso, e la realtà stessa so stacca dai quadri, per diventare poesia.

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