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5 cose che non sai su M.C. Escher

In vista della grande mostra romana dedicata a Maurits Cornelis Escher, ecco cinque aneddoti e curiosità sul geniale incisore olandese.
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A cura di Gabriella Valente
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Il 20 settembre al Chiostro del Bramante a Roma apre una grande mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher.

L’esposizione presenterà circa cento opere che condurranno i visitatori nei mondi paradossali dell’artista olandese, tra metamorfosi, edifici impossibili, illusioni ottiche e visioni ipnotiche. Tutti conoscono Escher, ma forse non tutti conoscono alcune sue stravaganze, alcuni divertenti aneddoti che lo vedono protagonista, alcuni inaspettati utilizzi della sua opera. Così, in vista della mostra che illustreremo nei prossimi giorni, raccontiamo ora, giocosamente, 5 cose strane e poco note su Maurits Cornelis Escher.

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1. A scuola era una frana. Colui che oggi possiamo qualificare come il genio delle geometrie impossibili, delle costruzioni matematiche complesse, delle prospettive ardite e dei giochi ottici, non brillò come studente. La sua carriera scolastica fu praticamente un disastro, dalle elementari fino alle superiori, al punto che, bocciato per due volte, non fu neppure ammesso alla prova di maturità. L’unica materia che amava era il disegno, che fu infatti la sua scelta finale, quando, a 21 anni, dopo aver abbandonato gli studi di architettura, si dedicò totalmente alla grafica.

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2. Un panino al formaggio "maniacale". Alcuni aspetti “maniacali” della produzione di Escher sembrano rispecchiare appieno il suo carattere. Ad esempio, l’ossessione per le simmetrie e per la divisione regolare del piano si può già intravedere in una piccola mania che Maurits mostrava da bambino al momento del pranzo: sceglieva con cura le fette di formaggio per forma, dimensione e quantità, e le disponeva le une accanto alle altre affinché ricoprissero precisamente e senza alcuno spazio vuoto l’intera fetta di pane.

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3. “Signor Jagger, mi dia del lei”. Escher negò a Mick Jagger il permesso di utilizzare una sua opera come copertina di un LP dei Rolling Stones, ammonendolo, per di più, a dargli del lei e non del tu: era il 1969, i Rolling Stones stavano pubblicando Let it Bleed e Jagger scrisse una lettera all’artista olandese per chiedere di realizzare un disegno per la copertina o di concedere l’autorizzazione ad usarne uno già esistente. La lettera del musicista era cortese e amichevole; esordiva con “Caro Maurits”. Escher rispose al manager dei Rolling Stones negando la propria collaborazione perché non avrebbe potuto accettare altri incarichi oltre gli impegni già contratti. Alla fine della lettera aggiungeva: “A proposito, la prego di dire al signor Jagger che non sono Maurits per lui, ma Molto sinceramente, M.C. Escher”.

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4. Hippies e visioni allucinate. L’opera di Escher fu amatissima dagli hippies, che associarono le visioni escheriane agli effetti psichedelici e allucinogeni delle sostanze stupefacenti. I mondi impossibili dell’artista olandese erano, agli occhi dei figli dei fiori, le rappresentazioni di stati di alterazione mentale. Furono molti i casi in cui negli Stati Uniti gli hippies pubblicarono senza autorizzazione le opere di Escher, anche alterandole con colori fluo o modificandone il titolo.

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5. Escher in una canzone di Caparezza. Da sempre la figura e l’opera di Escher sono state oggetto di citazioni, recuperi e riferimenti nella musica, nel cinema, nell’arte stessa. Tra le citazioni più recenti in Italia c’è un brano di Caparezza, Fai da tela, dove, oltre a menzionare diversi altri artisti, il cantante recita “da Escher non si esce” sintetizzando così l’effetto rompicapo che sortiscono le opere dell’incisore olandese.

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