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25 aprile, Mattarella: “Non esiste equivalenza tra chi sosteneva i nazisti e i partigiani”

Il Presidente della Repubblica in occasione della Festa della Liberazione: “Pietà e rispetto per i morti non devono confondere le cause e cristallizzare le divisioni”.
A cura di Antonio Palma
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"La rivolta morale del nostro popolo contro gli errori della guerra, contro le violenze disumane del nazifascismo, contro l'oppressione di un sistema autoritario non è esercizio da affidare saltuariamente alla memoria. Stiamo parlando del fondamento etico della nostra nazione", così il Presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di celebrazione del 25 aprile parlando dal Piccolo Teatro di Milano. "È la Costituzione il frutto principale del 25 aprile. È la pietra angolare su cui poggia la civiltà e il modello sociale che i nostri padri ci hanno lasciato. Ed è anche la strada maestra sulla quale camminare ancora" ha aggiunto ancora Mattarella nel suo discorso in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione. "È proprio questa interrelazione, tra valori fondanti e memoria condivisa, a farmi dire oggi che non c'è equivalenza possibile tra la parte che allora sosteneva gli occupanti nazisti e la parte invece che ha lottato per la pace, l'indipendenza e la libertà" ha sottolineato il Presidente, aggiungendo: "Pietà per i morti, rispetto dovuto a quanti hanno combattuto in coerenza con i propri convincimenti: sono sentimenti che, proprio perché nobili, non devono portare a confondere le cause, né a cristallizzare le divisioni di allora tra gli italiani".

"La democrazia, al pari della libertà, non è mai conquistata una volta per tutte" ha avvertito però il Presidente della Repubblica, spiegando: "È un patrimonio che ci è stato consegnato e che, nel volgere di mutamenti epocali, dobbiamo essere capaci di trasmettere alla generazioni future". "Per noi democrazia oggi vuol dire anche battaglia per la legalità, vuol dire lotta severa contro la corruzione, vuol dire contrasto aperto contro le mafie e tutte le organizzazioni criminali che sono una piaga aperta nel corpo del Paese", per questo "le istituzioni devono tenere la guardia alta e chiamare a sostegno i tanti cittadini e le associazioni che costituiscono antidoto di civismo e di solidarietà" ha esortato Mattarella. "Oggi è la festa della libertà di tutti: una festa di speranza ancor più per i giovani. Battersi per un mondo migliore è possibile e giusto, non è vero che siamo imprigionati in un presente irriformabile" ha insistito il Capo dello Stato.

Inevitabile il riferimento anche a quanto sta avvenendo nel Mediterraneo. "In questi giorni drammatici, in cui il Mediterraneo è diventato il sacrario delle vite e delle speranze stroncate di centinaia di donne, uomini, bambini, in fuga dalla guerra, dalla persecuzione, dalla fame, la nostra Europa si gioca la sua credibilità e il suo stesso futuro: senza la consapevolezza del proprio ruolo nel mondo e senza solidarietà non è Europa" ha ricordato Mattarella, aggiungendo: "L'Unione Europea deve essere all'altezza del passaggio epocale che attraversiamo e sviluppare politiche capaci di ridurre gli squilibri interni e i troppi egoismi. Il destino delle nostre democrazie è affidato a un Continente che non deve mai dimenticare i valori morali e sociali su cui poggia la propria civiltà". "Abbiamo una strada non facile davanti a noi, ma le nostre radici hanno ancora molta linfa. I nostri padri ci hanno dato moltissimo e onorarli, per noi, comporta l'onore di compiere nuovi passi. La festa della Liberazione è un incitamento a tenere la schiena dritta ad essere fedeli a noi stessi" ha concluso il Presidente.

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