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25 anni fa moriva lo scrittore Isaac Singer, Premio Nobel per la letteratura

Chi era Isaac Singer: dai romanzi in lingua yiddish al Nobel per la letteratura, dall’identità ebreo-polacca alla filosofia del vegetarianesimo.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Isaac Bashevis Singer
Un ritratto di Isaac Bashevis Singer

Il 24 luglio del 1991 moriva Isaac Singer, scrittore polacco ebreo, naturalizzato statunitense, premio Nobel per la letteratura nel 1978. Autore di romanzi e racconti come "La Fortezza", "Il Penitente", "Nemici: una storia d'amore", "Anime perdute" che identificano la sua tipica narrativa sempre all'insegna del realismo, tra vicende storiche e sociali. Ma al primo posto nella sua letteratura ci sono i mondi interiori dei protagonisti, dipinti attraverso i loro sogni e debolezze, includendo il disagio sempre più marcato dell'assimilazione del popolo ebraico alla cultura dominante.

Le sue opere scritte in yiddish, specchio dell'identità

Ma la sua identità ebrea non si evince in Singer dalle tematiche e dalla costruzione dei personaggi ma sopratutto dalla lingua in cui le sue opere sono composte, l'yiddish lingua madre che predilige rispetto al polacco come egli stesso aveva specificato in una delle sue memorie ‘Ricerca e perdizione’, nonostante la sua carriera fosse decollata in Polonia e negli Stati Uniti, oltre che nei circoli ebraici, grazie alle traduzioni. La lingua letteraria è la prima connotazione della propria identità, un'identità sfaccettata che nelle sue opere è individuata anche per la centralità della Polonia.

La Polonia protagonista dei suoi romanzi

La maggior parte dei romanzi di Singer è ambientata in Polonia, terra protagonista sin dall’esordio di "Satana a Goray" a ‘Il mago di Lublino‘, da "Lo schiavo", ambientato sui monti Tatra, al racconto "Lo Spinoza di via del Mercato"e "Alla corte di mio padre": si tratta di storie legate alla famiglia Singer e ai suoi trascorsi a Varsavia, quando risiedeva al civico 10 di via Krochmalna. Ma quello che è considerato un capolavoro dell’autore è "La famiglia Moskat", un brillante ritratto familiare i tutta la sua tipicità, così dettagliato da aver un valore documentaristico, poiché illustra lo spaccato multiculturale della Varsavia di fine Ottocento, filtrata dalla lente ebreo-polacca.

"Gli scrittori non possono cambiare le cose"

La scrittura infatti è per Singer un mezzo per documentare e testimoniare ma bisogna riconoscerne i limiti: "Gli scrittori possono stimolare la mente, ma non possono dirigerla. Il tempo cambia le cose, Dio cambia le cose, i dittatori cambiano le cose, ma gli scrittori non possono cambiare nulla". Questo suo calibrato senso di obiettività e il suo talento a ricostruire nei suoi romanzi fatti e contesti storici avranno senz'altro contribuito al conseguimento del Nobel per la letteratura che lo scrittore vinse nel 1978.

Singer e la filosofia del vegetarianesimo

Lo scrittore ricordato appunto per i suoi 12 romanzi, i libri per bambini e le sue memorie, in realtà si fa ricordare proprio per il suo animo sensibile, la sua delicatezza e premura nel suo approccio al mondo lo porteranno nel corso degli anni sessanta a divenire un acceso sostenitore del vegetarianesimo. Questa sua sensibilità ha voluto esternarla anche per iscritto spiegando le ragioni per cui ogni uomo dovrebbe prendere posizione contro le atrocità:

Il vegetarianesimo è la mia religione, sono diventato un vegetariano stabile circa venticinque anni fa. Prima di allora provavo e riprovavo, ma erano episodi sporadici. Finalmente, a metà degli anni sessanta, ho preso la decisione. Da allora sono vegetariano. Questa è la mia protesta contro la condotta del mondo. Essere vegetariani significa dissentire, dissentire contro il corso degli eventi attuali. Energia nucleare, carestie, crudeltà, dobbiamo prendere posizione contro queste cose. Il vegetarianesimo è la mia presa di posizione. E penso che sia una presa di posizione consistente. Spesso le persone sostengono che gli umani hanno sempre mangiato animali, come se questo giustificasse la continuazione della pratica. Secondo questa logica, non dovremmo neppure impedire l'omicidio anche se è sempre stato praticato dall'inizio dei tempi.

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