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Due anni di carcere per Vittorio Emanuele di Savoia per il caso Hamer: colpevole di calunnia

L’erede dei Savoia, il re Vittorio Emanuele, è stato condannato a due anni di carcere per calunnia: ha accusato la sorella di Dirk Hamer di aver riportato in un libro falsità sulla morte del giovane. Ma fu proprio un colpo partito dal fucile del re a uccidere il ragazzo nel 1978, secondo un’intercettazione ambientale fatta nel carcere di Potenza.
A cura di Annalisa Cangemi
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Vittorio Emanuele di Savoia condannato a due anni di reclusione, con pena sospesa, per l'accusa di calunnia. Questa è la decisione del gup di Roma Simonetta D'Alessandro, al termine del processo celebrato con rito abbreviato. Questa era la richiesta della Procura. Il reale aveva accusato Birgit Margot Hamer, pur essendo consapevole della sua innocenza: il reato che l'erede Savoia le aveva contestato era diffamazione, per il contenuto del libro di memorie "Delitto senza Castigo" del 2011. La donna aveva scritto che proprio Vittorio Emanuele aveva ucciso incidentalemente il fratello Dirk Hamer, ferendolo con un colpo di fucile.

I fatti sono avvenuti il 18 agosto del 1978, quando in seguito a un furto di un gommone, nei pressi dell'isola di Cavallo il re sparò due colpi di fucile. Hamer fu colpito per sbaglio, ma morì solo qualche giorno dopo, all'età di 19 anni. Il re venne assolto dall’accusa di omicidio dai giudici francesi, ma fu condannato solo a sei mesi per porto abusivo di armi. Grazie ad un'intercettazione ambientale fatta durante i 7 giorni di carcere a Potenza, dove era detenuto per la vicenda Vallettopoli, fu possibile ascoltare la confessione del discendente dei Savoia, che disse: "Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati". La conversazione risale al 2006Vittorio Emanuele stava parlando con un compagno di cella e si riferiva appunto ai fatti del 1978.

Anche per il caso Vallettopoli, inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcok,  in cui il re era accusato di aver avviato un giro di prostituzione nel casinò di Campione d'Italia, fu prosciolto.

"Questo è un riconoscimento alla verità e alla giustizia – ha detto Birgit Hamer subito dopo la sentenza del tribunale di Roma – non ho mai cercato vendetta ma solo giustizia. Ho cercato un riconoscimento ufficiale della verità per quasi quarant’anni. È stata una traversata nel deserto dedico questo risultato a mio fratello".

L'avvocato del reale, Marco Micheli, ha parlato dopo la sentenza, spiegando che il colpevole dell'uccisione di Hamer non sarebbe il re Vittorio Emanuele, visto che i giudici francesi lo avevano già assolto: "L'assunto accusatorio – dice – attribuisce a Vittorio Emanuele di Savoia l'omicidio dell'Isola di Cavallo. Questa tesi è smentita dagli esiti del dibattimento francese nel quale, fra l'altro, emerse: che sul luogo del delitto vi era un'altra arma, una pistola, appartenente ad altra persona; questa arma aveva nel caricatore solo quattro proiettili, a fronte dei sei che poteva contenere, e, secondo un testimone, recava le tracce di un recente utilizzo". L'avvocato ha ricordato che secondo le perizie balistiche francesi il colpo non poteva provenire dalla carabina del reale, bensì era partito da un'altra pistola. "Le parole che si sentono nel video sono smentite dalla realtà dei fatti e non valgono certo a farlo ritenere un assassino – ha concluso Micheli – Non mi spiego la condanna e attendo di leggere le motivazioni".

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